Intervista ad Antonia
Il Brasile, un territorio di dimensioni continentali (è il terzo paese come estensione territoriale delle Americhe), è sconosciuto a noi europei, perché è pensato attraverso un’immagine stereotipata, e per questo chiediamo impressioni e chiarimenti ad Antoniia, italiana, che abita in Brasile dal 2010.

Le nubi basse del Tropico
Io sono arrivata qua, perché secondo me nella vita di tutti c’è un filo conduttore Ci sono legami, ci sono luoghi che vuoi percorrere, che chissà quando hai visto. C’è una memoria nella nostra vita di luoghi, di altre vite, un filo conduttore, probabilmente nella vita di tutti, comunque nella mia c’è stato e c’è ancora. A 11 anni quando ho cominciato le medie ricordo un Atlante geografico che riportava le fotografie di varie città grandi metropoli. Mi colpirono tra le foto e spiegazione con informazioni la foto di São Paulo del Brasile. Veniva descritta in pratica come una metropoli che stava esplodendo di architetture avveniristiche, era anche progettata e costruita da poco Brasilia.
Io sognavo sopra questa immagine poi, come se volesse radicarsi sempre di più questa mia curiosità, vidi in televisione il film Orfeo Negro del regista, Marcel Camus. Questo film mi toccò moltissimo come anche la colonna sonora tanto che, quando mi dirigevo verso il Conservatorio di Musica che stavo frequentando, mi fermavo in un punto di vendita di dischi, sceglievo la colonna sonora di Orfeo Negro e andavo in cabina a sentirlo con le cuffie.
Tutto questo lo premetto per dimostrare come l’immagine del Brasile si stava costruendo in me. Poi nel ‘91 incontrai mio marito, brasiliano di origine italiana, di São Paulo dove aveva vissuto la sua giovinezza,in Italia per lavoro e così il sogno dei miei undici anni prendeva forma.
Che cosa ho trovato nel Brasile? Intanto non mi ha stupito, io non ero così esperta riguardo a un popolo diverso del mio e venni qua con molta curiosità e gratitudine. perché poter conoscere il Brasile era la realizzazione di uno slancio passato e quindi mai dimenticato.

Venni per 4 volte, dal 1992 al ’95, ma ci furono incomprensioni con la famiglia del mio compagno, io non mi ero preparata per farmi capire, ero una persona semplicemente diversa e quando si è diversi non si è capaci di entrare nella vita degli altri, non avevo sviluppato la capacità di comprendere per cui in certi comportamenti non ero stata abbastanza diplomatica.
Nel 2008, dopo la morte di mia mamma, decidemmo di venire ad abitare in Brasile, perché l’Italia per noi era troppo stretta e difficile, anche perché umanamente era molto cambiata.
Antonia, mi hai parlato di grandi contrasti tra grande bontà e grande spietatezza. Io ho detto: -come in tutto il mondo- e invece tu, Antonia, hai detto:- no non è così-. Mi vorresti precisare questo passaggio?’
E’ chiaro che in tutto il mondo dove ci sono esseri umani ci sono parti oscure e parti luminose e sicuramente c’è la possibilità di scegliere cosa coltivare di più. Quando sono venuta già la prima volta ho proprio sentito che queste estremità, queste caratteristiche così opposte, si leggevano con estrema chiarezza. In Brasile queste differenze sono esaltate, non nascoste, sono quasi ostentate. Se ti senti potente, nessuno ti può ostacolare. Si impara prima la cattiveria che il bene. E così è per i ricchi e anche per il popolo. Il mondo usa il Brasile come meta turistica di basso valore e non come un paese da conoscere. In nessun luogo ho visto la dolcezza profonda, l’allegria, il gusto per la vita come qui, soprattutto tra le persone più semplici e non ho visto da nessun’altra parte la spudoratezza della ricchezza e questo desiderio di mostrarla come un potere soverchiante, il piacere di sentirsi superiore a qualcuno, usando come metro di giudizio l’ostentata abbondanza.
Ecco questa sono io e questo è il Brasile che mi fa riflettere su come e cosa posso fare, partendo da me stessa. Il nostro emisfero sud è diverso dall’emisfero nord anche per le medicine. Le case farmaceutiche si sono messe d’accordo che quello che viene distribuito qui non deve essere distribuito nell’altro emisfero.

Molte persone per lo più afrodiscendenti, analfabete, grazie ai governi di L.I.Lula da Silva e Vilma Roussef hanno avuto accesso all’istruzione e hanno proseguito approfondendo la cultura.
In seguito hanno cominciato, e tuttora continuano, a scrivere. Hanno così fornito un contributo letterario spontaneo, prezioso e hanno raggiunto un ruolo importante nella cultura dei giovani e delle donne. Il Brasile, perciò, è una realtà a se stante, rispetto all’Europa ed è separato dal mondo anche da pregiudizi.
L’italiano della classe media pensa che il paese sia terra di ignoranti, ma non è così. I migliori giornalisti li ho trovati qui, ma le analisi che fa la stampa sui canali di YouTube mi hanno resa più intelligente e più riflessiva. I media, che sono quelli che hanno preparato il Golpe, perché sono veramente quelli che se possono salvano un paese o lo affondano, parlano continuamente del Brasile, ma chi ne parla con utilizzo di fonti ed informazioni sono questi canali YouTube che occorre saper cercare.
E non possiamo ignorare il cinema, soprattutto con il recente Oscar al film “Io sono ancora qui” del regista Walter Salles, primo Oscar cinematografico per il Brasile, film preceduto da una vasta produzione di grande valore cinematografico.
In tutta l’America Latina la cultura è viva, ed è viva perché ci si incontra e scontra quotidianamente con le differenze, molti le vedono come la possibilità di aprire la vita ad una visione più umana e progressista, mentre per alcuni settori sociali selettivi la differenza ha valore solo se è un vantaggio per loro, perché alimenta e sostiene la loro superiorità di classe.

Mi sono accorta che l’emisfero nord non sa niente dell’emisfero sud, sa solo quello che gli hanno fatto credere come se fosse tutto ‘samba, sesso, spiaggia’. La mentalità dell’emisfero nord è che il Brasile sia tutto un ballo, un canto, un divertimento, ci si diverte come dei matti e quindi si lavora poco.
Una donna brasiliana molto bella mi raccontò che a Milano in una banca si era sentita offesa perché le avevano chiesto -Ma lei è qui a Milano per che cosa, per un corso di studio? Ma no, mi dica veramente…- cioè insomma l’avevano presa per una escort.
Questo vuol dire che esiste un grandissimo pregiudizio, meglio sarebbe dire ignoranza dell’emisfero nord nei confronti di quello sud. Tu pensa soltanto che Machado d’Assis era figlio di meticci di umile origine e oggi è riconosciuto come uno dei maggiori scrittori in prosa della letteratura brasiliana e uno dei maggiori della letteratura universale di tutti i tempi. Ma quella brasiliana è una letteratura poco nota, mentre nel paese ci sono grandi scrittori e grandi letterati, come João Guimarães Rosa.
E’ un paese ricco di espressioni artistiche estremamente marcanti, l’aspetto interessante è la capacità di inserire in grandi spazi opere grandiose e significative come quelle di Oscar Niemeyer ed un esempio è Brasilia, che io considero il mio sogno di città.

‘Che cosa dell’Italia hai lasciato che qui non trovi?’
Qui si trova tutto perché gli italiani che sono venuti qua hanno portato tutto, addirittura ci sono cittadine che si chiamano Nuova Trento, Nuova Venezia. Ho lasciato parte della mia famiglia di origine e alcuni amici di lunga data e questa è l’unica realtà che mi manca.
‘Come secondo te vivono i discendenti degli emigranti italiani?’
Si sono amalgamati, ma alla cittadinanza italiana tutti tengono moltissimo. I brasiliani sono orgogliosi di essere italiani, come tutti, perché sono romantici quindi danno un’interpretazione romantica sentimentale molto costruita dell’italianità. Oggi c’è una seconda e terza generazione di quelli che hanno attraversato l’oceano.
I primi ad arrivare fuggivano dalle guerre per l’unità d’Italia, dal fascismo, dalla miseria del secondo dopoguerra. Gli attuali discendenti sono legati ad una narrazione che ignora tutto questo. Il diritto di voto è stato dato a discendenti nostalgici di un’Italia di cui non hanno conoscenza.

‘Secondo te perché alla cittadinanza italiana tengono moltissimo?’ Perché pensano che l’Italia sia la culla della civiltà e del mondo, essere di origine italiana è uno status. In Italia quando ero ragazza, io ho passato degli anni meravigliosi di grande sicurezza, sostenuta anche dall’ambiente familiare che era costruttivo, ottimista e pieno di speranza per il futuro, si credeva nella collettività e nella cooperazione. I progetti per il futuro erano tanti. Mi sentivo sicura nella mia città.
Questa però è un’Italia del passato, oggi non è più così. Poter vivere in questo modo mi ha dato una bella esistenza. Qui questa sicurezza c’è parzialmente e solo in alcune zone.
Mentre in alcuni luoghi del Brasile regna l’avidità. Io sento la narrazione di fatti che sono veramente incredibili. Come le atrocità perpetrate in Amazzonia.
‘Antonia, parlaci degli indios, l’Amazzonia per noi europei apre agli indios ’
Degli indios, i popoli originari, si parla molto, ma per capire qualcosa si deve partire da un concetto base: i veri proprietari di questa terra sono loro.
Sono sempre stati privati della loro terra.
Questo paese è ricchissimo di risorse naturali che hanno stimolato l’avidità di uomini e di grandi società come le multinazionali, ragione per cui c’è stato un disboscamento selvaggio soprattutto nelle zone della foresta amazzonica e della ‘mata (foresta) atlantica’ , inoltre i cosiddetti Garimpeiros hanno avvelenato l’acqua, torturato ed ucciso gli abitanti del luogo e ora, dopo sei anni di violenze rimaste impunite, l’attuale Governo, tramite la polizia federale, sta cercando di arginare e impedire l’estinzione dei popoli della foresta, poiché gli Yanomamy sono stati decimati come, nel sud del Brasile, gli indios Guaranì e Kaiowà.

‘Secondo te, come possiamo conoscere il Brasile?’
Conoscere altri paesi è una ricchezza, purché non ci si fermi al superficiale: “Mi piace oppure non mi piace”. Per capire la gente e il paese bisogna prima di tutto mantenere il rispetto per questa popolazione così diversa anche al suo interno, qui ci sono molte e differenti realtà. Ma soprattutto si può cominciare a conoscerlo attraverso la sua ricca letteratura e la musica popolare e raffinata nello stesso tempo.
‘Tutti
noi brasiliani siamo carne di quei neri e quegli indios che abbiamo torturato. Tutti noi brasiliani siamo ugualmente la mano posseduta che li ha torturati. La dolcezza più tenera e la crudeltà più atroce si sono unite qui per renderci le persone tristi e sofferenti che siamo. E che popolo insensibile e brutale siamo'. da 'O Povo brasileiro' di Darcy Ribeiro
I.E.