Da 33 larici fossili, sulle Prealpi Venete, nel sito di Revine, vissuti 18.000 anni fa, l’Università ricostruisce le variazioni dei livelli del radiocarbonio atmosferico
Il risultato permetterà di ottenere datazioni più precise dei reperti fossili e stabilire più chiaramente la cronologia dei cambiamenti ambientali e climatici durante le ere glaciali.
“Questa ricerca interdisciplinare rappresenta un importante contributo al gruppo IntCal, impegnato nell’elaborazione di una ricostruzione, concordata a livello globale, dei livelli di Carbonio-14 in tre ambienti principali: emisfero settentrionale, emisfero meridionale e oceani superficiali”, dice Sahra Talamo, che è anche direttore generale del progetto ERC RESOLUTION, pensato per aumentare l’accuratezza della datazione e favorire così la soluzione di questioni chiave nell’ambito dell’evoluzione umana. “Più la nostra conoscenza dei livelli di Carbonio-14 del passato è accurata, più accuratamente possiamo calibrare una data radiocarbonica per ottenere l’età calendario del campione”.
Lo sviluppo di un archivio di alta precisione relativo ai cambiamenti dei livelli del radiocarbonio nell’atmosfera prima di 14.000 anni fa – ottenuto attraverso studi combinati (ad esempio dendrocronologia, datazione al radiocarbonio e confronti con altri archivi di radionuclidi) – è fondamentale per migliorare il metodo di datazione al radiocarbonio.
Gli studiosi hanno quindi lavorato per integrare la curva di calibrazione esistente grazie ad una serie di datazioni provenienti da anelli di alberi annuali: in questo modo è possibile tracciare la variazione di Carbonio-14 nell’atmosfera molto meglio di quanto fatto dalle misurazioni utilizzate finora, che provenivano da sedimenti lacustri, stalagmiti e sedimenti marini.
“Le nuove robuste cronologie degli anelli degli alberi glaciali di Revine rappresentano la solida base per le nostre serie Carbonio-14 ad alta risoluzione descritte in questo lavoro”, dice Michael Friedrich, specialista in dendrocronologia dell’Università di Hohenheim, Stoccarda.
I risultati ottenuti sono poi stati messi a confronto con il Berillio-10 immagazzinato in alcune carote di ghiaccio. Questo confronto ha portato il gruppo di ricerca a collegare i cambiamenti individuati nei livelli di radiocarbonio atmosferico ai cambiamenti periodici dell’attività solare, ampiamente diffusi e attestati durante l’ultimo periodo glaciale.
“Questo lavoro mostra chiaramente come l’unione di metodi scientifici differenti, dendrocronologia, datazione al radiocarbonio e Berillio-10, porti un gran miglioramento nel campo delle variazioni climatiche del passato sviluppatosi dalle nuove cronologie fluttuanti di alberi fossili cresciuti durante il periodo glaciale più recente”, sottolinea Bernd Kromer, fisico esperto nella calibrazione del radiocarbonio basata sugli anelli degli alberi.
“Questa ricerca fondamentale nel campo del radiocarbonio sottolinea l’importanza di disporre di una cronologia precisa come base per le ricostruzioni non solo degli eventi che contraddistinguono il nostro passato evolutivo, ma anche dei principali processi climatici e terrestri del passato”, conclude la professoressa Talamo.
Lo studio pubblicato –sulla rivista Communications Earth & Environment rivista della famiglia Nature – è stato guidato dalla professoressa Sahra Talamo, direttrice del BRAVHO Lab dell’Università di Bologna, in collaborazione con esperti internazionali nel campo della dendrocronologia, del radiocarbonio, dei radionuclidi cosmogenici contenuti nelle carote di ghiaccio e della modellazione delle curve di calibrazione dell’Università di Hohenheim, dell’Università di Heidelberg, dell’Istituto Alfred Wegener (Germania), dell’Università di Leeds (Regno Unito), dell’Università di Lund (Svezia) e dell’ETH di Zurigo (Svizzera).
I.E.