Diritti e povertà
Il rapporto annuale dell’Associazione Avvocato di strada Onlus
2718 persone assistite gratuitamente in tutta Italia nel corso del 2013. Ricorsi contro i fogli di via, problematiche familiari, sfratti, lavoro, multe: l’Associazione Avvocato di strada Onlus ha presentato oggi in conferenza stampa il rapporto annuale sulle attività svolte in favore delle persone senza dimora.
“Circa il 60% dei casi – ha detto l’Avv.Antonio Mumolo, Presidente dell’Associazione nazionale, hanno riguardato persone straniere, il 40% persone italiane: un dato che contrariamente a quanto si pensi conferma l’alta presenza di italiani in strada. Le pratiche più affrontate sono state quelle di diritto civile, seguite da diritto dei migranti, diritto amministrativo e diritto penale”.
“Rispetto agli anni precedenti – ha proseguito Mumolo – abbiamo avuto un aumento delle donne da noi seguite, passate in un anno da 767 a 964, e si sono confermate alcune tendenze degli ultimi anni: un crescente numero di problematiche al lavoro, agli sfratti, al mancato pagamento di tasse e sanzioni. Come al solito, è inoltre molto alto il numero delle persone che abbiamo dovuto assistere perché sono state derubate o picchiate in strada: un dato che smentisce il luogo comune secondo il quale chi vive in strada è un pericoloso delinquente. Al contrario, spesso sono persone fragili e indifese, aggredite perché considerate “colpevoli” di essere povere”.
“Nel corso del 2013 è inoltre cresciuto il numero delle pratiche relative al diritto alla residenza anagrafica. Quello della residenza è purtroppo un problema “storico” per le persone senza dimora,che senza residenza non possono godere di alcuni diritti fondamentali quali il diritto alla salute, al lavoro, all’assistenza sociale e previdenziale. Purtroppo – ha detto Mumolo in conferenza stampa – nonostante Avvocato di strada e altre associazioni del settore si battano da anni per far valere un diritto così importante, i casi di residenza negata non accennano a diminuire: se nel 2011 erano stati 119 i casi di persone che si vedevano negato dai propri comuni il rilascio della residenza, nel 2012 sono stati 191 e nel 2013 addirittura 270.”
Riguarda proprio il diritto alla residenza l’appello che l’Avv.Antonio Mumolo, concludendo la conferenza stampa, ha rivolto al Governo. “Il decreto legge Renzi – Lupi n. 47 del 28 marzo, il cosiddetto “Piano casa”, contiene una norma che contrasta con le norme costituzionali e deve essere modificata. L’articolo 5 del decreto stabilisce infatti che chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedervi la residenza. L’articolo riguarda anche decine e decine di migliaia di famiglie che sono costrette ad occupare un immobile solo perché hanno perso il lavoro e altrimenti finirebbero in strada. Queste famiglie – ha sottolineato Mumolo – possono essere sfrattate, certo, ma non si può decidere con un decreto di negare loro la residenza impedendogli di votare, di curarsi, di ricevere una pensione, di chiedere una casa popolare, di iscrivere i figli a scuola. Togliere la residenza ad una famiglia che occupa uno stabile, o impedirgli di prenderla, significa mettere per decreto quella famiglia fuori dalla società, renderla invisibile, cancellare di colpo le residue possibilità che quella famiglia avrebbe per poter uscire dalle proprie difficoltà. E’ singolare che un “piano casa”, che dovrebbe aiutare le famiglie italiane ad affrontare la crisi, possa avere questi effetti.”
“Chiedo al Governo di modificare l’articolo 5: un piano che intende “far fronte al disagio abitativo che interessa sempre più famiglie impoverite dalla crisi” – ha concluso Mumolo – non può avere tra i propri effetti collaterali quello di negare diritti fondamentali alle stesse famiglie”.