Va in scena al Teatro Arena del Sole La scrittura smarginata – Le Umberto Eco Lectures di Elena Ferrante
Tre lezioni magistrali (le Umberto Eco Lectures di Elena Ferrante , La pena e la penna, Acquamarina, Storie, io), presentate al pubblico per la prima volta, vanno in scena da mercoledì 17 a venerdì 19 novembre alle ore 20, 30, presso il teatro Arena del Sole di Bologna.
Su invito dell’attuale Direttore del Centro Internazionale di Studi Umanistici dell’Università di Bologna Costantino Marmo, Elena Ferrante ha scritto le tre lezioni che saranno portate in scena da Manuela Mandracchia, nota interprete teatrale e cinematografica italiana, indicata dalla stessa autrice. Un evento unico nel suo genere, realizzato in stretta collaborazione dal Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco” dell’Università di Bologna, ERT / Teatro Nazionale ed Edizioni E/O.
Nello stesso giorno del debutto, il 17 novembre, esce nelle librerie italiane il volume I margini e il dettato (Edizioni E/O).
Raccoglie quattro testi di Elena Ferrante sulla altrui e sulla propria “avventura dello scrivere” e un saggio composto per la chiusura del convegno degli italianisti su Dante e altri classici.
Le tre lezioni affrontano diversi temi.
La prima (La pena e la penna) ci parla delle modalità di scrittura da
cui originano i romanzi di Elena Ferrante: una modalità “acquiescente”, ordinata, educata a stare entro i margini, ed una “impetuosa”, impulsiva e “strafottente”, che vive dentro la prima.
La seconda (Acquamarina) mostra come questi due tipi di scrittura, la “scrittura diligente” e la “scrittura smarginata”, e le loro dinamiche abbiano portato alle scelte stilistiche ed estetiche (“finto realismo”, “uso della prima persona”) che stanno alla base dei suoi primi tre libri (L’amore molesto, I giorni dell’abbandono, La figlia oscura) e, movendo anche da pagine che mettevano in scena la scrittura di una donna per un’altra, abbiano contribuito a delineare “il rapporto tra Lenù e Lila, tra le loro scritture” (de L’amica geniale).
La terza (Storie, io) illustra il dialogo che ogni testo intrattiene necessariamente con altri testi, l’inevitabile carattere intertestuale di ogni testo, anche quando cerca di dire la vera “vita vera”: “quando parlo del mio io che scrive, dovrei subito aggiungere che sto parlando del mio io che ha letto”, afferma la scrittrice.
I.E.