Come sono cambiati, dall’antichità ad oggi, gli abitanti di Sicilia, Sardegna e Corsica?
Un nuovo progetto di ricerca confronterà il DNA degli abitanti attuali delle tre principali isole del Mediterraneo occidentale con quello estratto da centinaia di reperti umani antichi, con l’obiettivo di ricostruire la storia evolutiva delle popolazioni che hanno abitato questi luoghi. I volontari saranno reclutati non solo sulle isole, ma anche tra i donatori di sangue a Bologna.
Grazie allo studio ed alla comparazione del DNA, un nuovo progetto di ricerca andrà a ricostruire la storia evolutiva delle popolazioni che hanno abitato e ancora oggi vivono nelle tre principali isole del Mediterraneo occidentale: Sicilia, Sardegna e Corsica. L’iniziativa si chiama “Crossing the Sea”, è finanziata dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nell’ambito del bando PRIN 2020 e coinvolge le Università di Ferrara (nel ruolo di coordinatore), di Bologna, di Palermo, di Firenze e di Cagliari.
L’Alma Mater, in particolare, partecipa con un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, che sequenzierà l’intero genoma di persone i cui nonni sono tutti originari della medesima provincia di una delle tre isole. I volontari che prederanno parte alla ricerca saranno reclutati direttamente in Sicilia, Sardegna e Corsica, ma anche tra i donatori di sangue a Bologna: i dati ottenuti dall’analisi del loro DNA permetteranno di confrontare il patrimonio genetico delle popolazioni attuali con quello di popolazioni antiche che hanno abitato le stesse aree geografiche.
“In pochi anni si è assistito ad un notevole aumento della quantità e soprattutto della qualità dei dati genomici che è possibile generare a partire da campioni di DNA, sia moderno che antico, e a un rapido sviluppo di metodi completamente nuovi per l’analisi di questi dati, in grado di testare modelli demografici ed evolutivi sempre più complessi”, spiega il professor Marco Sazzini, che guida il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna. “Questi strumenti saranno utilizzati per descrivere con una risoluzione mai raggiunta prima l’articolato insieme di processi che hanno reso possibile la colonizzazione di Sicilia, Sardegna e Corsica da parte della nostra specie e per comprendere meglio le dinamiche che hanno portato alla formazione dell’attuale patrimonio genetico dei popoli dell’Europa meridionale”.
Il DNA dei volontari sarà confrontato con quello antico, estratto e sequenziato dalle altre università che partecipano al progetto a partire da diverse centinaia di reperti umani che coprono un’ampia scala temporale. Si parla di un periodo che si estende approssimativamente da 20.000 anni fa fino al Medioevo, e comprende un’ampia varietà di culture locali che si sono susseguite nel corso dei secoli e dei millenni in Sicilia, Sardegna e Corsica.
Il confronto tra genomi antichi e moderni permetterà così di ricostruire la storia biologica e demografica delle popolazioni di queste isole e le diverse dinamiche di popolamento. Inoltre, sarà possibile esplorare le basi genetiche degli adattamenti biologici che queste popolazioni hanno evoluto nel corso dei millenni in risposta a determinate condizioni ambientali, ecologiche o climatiche, alla presenza di patogeni endemici e all’adozione di particolari diete o pratiche culturali.
“Il bacino del Mediterraneo e la penisola italiana sono state aree geografiche cruciali durante tutte le principali migrazioni e transizioni culturali che hanno portato al progressivo popolamento del continente europeo da parte dell’Homo sapiens”, aggiunge la ricercatrice Stefania Sarno, membro del gruppo di ricerca dell’Alma Mater coinvolto nel progetto. “Nell’ambito di questi processi, le tre principali isole del Mediterraneo occidentale potrebbero avere giocato un ruolo rilevante per la sopravvivenza o l’espansione di determinati gruppi umani, ma la scarsità di dati genomici generati per buona parte delle popolazioni attuali e antiche di Sicilia, Sardegna e Corsica ha fatto sì che questi aspetti siano rimasti fino ad oggi relativamente poco indagati”.
Assieme ai docenti dell’Alma Mater, lo studio vede la partecipazione di altri quattro gruppi di ricerca, quello dell’Università di Ferrara è guidato dalla prof.ssa Silvia Ghirotto, coordinatrice del progetto, quello di Palermo dal prof. Luca Sineo, quello di Firenze dalla dott.ssa Stefania Vai e quello di Cagliari dal prof. Paolo Francalacci.
Oltre che direttamente sulle tre isole, il reclutamento dei volontari per l’analisi del DNA avverrà anche tra i donatori di sangue di Bologna, grazie alla collaborazione del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Metropolitano e delle associazioni di donatori AVIS e FIDAS. La partecipazione allo studio sarà quindi anche un’ulteriore occasione per promuovere la donazione di sangue durante la stagione estiva.
MDG