BOLOGNA: SCARTAFACCI D’AUTORE I GRANDI CORREGGONO LE LORO OPERE 

Di scartafacci d’autore, fogli colmi di minute correzioni, ripensamenti, appunti, cancellature e pentimenti, manoscritti e pagine preparatorie, la tradizione italiana è ricchissima e inizia con il Petrarca.

L’ Università di Bologna si appresta ad un confronto in occasione del convegno Genesis. Costanti e varianti nella critica genetica.

” Gli scrittori possono cambiare e cambiano idea” spiega Paola Italia, professoressa ordinaria di Filologia della letteratura italiana all’Università di Bologna. “L’opera d’arte non si compone della sola stesura finale, della bella copia; al contrario, è frutto di un processo lunghissimo, processo esso stesso parte dell’opera, che cela tutto il lavoro che lo scrittore ha compiuto. L’opera d’arte come un organismo vivente, con una sua genesi e una sua evoluzione, il cui valore può essere ritrovato anche nelle “approssimazioni” e negli avvicinamenti. Si pensi a “L’infinito” di Giacomo Leopardi: nella versione del 1819 ai versi 3 e 4 si legge del celeste confine il guardo esclude. Ma sedendo e mirando un infinito spazio, versi corretti nel 1820 in dell’ultimo orizzonte il guardo esclude e Ma sedendo e mirando, interminati spazi”.

“L’infinito” è solo uno dei molteplici esempi di scartafacci. Il più antico manoscritto della minuta in nostro possesso è il “Canzoniere – Codice degli abbozzi”, oggi conservato in Biblioteca Vaticana – di Francesco Petrarca, un vero e proprio cimelio, pubblicato a stampa nel 1642 nella brutta copia. Celebri i “Miscellanea” di Poliziano, la “Storia Fiorentina” di Varchi – quest’ultima con un’iconica mappa mentale dei luoghi, tempi ed eventi dei quali lo stesso Varchi avrebbe poi dovuto scrivere su incarico di Cosimo I – e ancora i frammenti autografi dell’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto, custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli e nella Biblioteca Ariostea di Ferrara, e il manoscritto del “Fermo e Lucia” di Alessandro Manzoni, con le correzioni alla prima stesura. Di Giacomo Leopardi è un altro caso emblematico, ossia “La Ricordanza”, il cui titolo è evoluto nel tempo, correzione dopo correzione, modificandosi da “La Luna”, in una primissima fase, a “La Luna o la Ricordanza”, passando poi a “La Ricordanza”, sino all’intestazione finale, per come noi la conosciamo, ovvero “Alla Luna”. E, ancora, il manoscritto di “Eros e Priapo” di Carlo Emilio Gadda, un pamphlet antifascista e anti-mussoliniano su cui Gadda torna a lavorare per oltre vent’anni.

La critica genetica rappresenta e interpreta il processo e l’origine di tutti i prodotti dell’ingegno, dai più tradizionali – testi poetici, racconti, romanzi, saggi, testi teatrali – a quelli che hanno innovato i generi letterari – sceneggiature, storyboard, graphic novel, non fiction narrative –, le arti visive e la musica (cui è dedicata una apposita sessione del convegno – “Transmediality in variants”).

Il simposio è organizzato dal Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Alma Mater Studiorum, in collaborazione con la Biblioteca Ariostea di Ferrara, l’Università di Ferrara, il DH.ARC – Digital Humanities Advanced Research Centre dell’Alma Mater Studiorum e l’ITEM – Institut des textes et manuscrits modernes.

Si inizia con una lectio magistralis di Lina Bolzoni sulle varianti delle illustrazioni dell’Orlando furioso, seguiranno i più importanti specialisti nello studio dei manoscritti d’autore, da Louis Hay, il decano della Critica Genetica, a Joao Dionisio, tra i maggiori studiosi di Pessoa, Giulia Raboni sulle varianti di Manzoni, Kathryn Sutherland, editrice delle carte di Jane Austen e John Bryant.

Chiuderà il convegno una sessione che si terrà alla Biblioteca Ariostea di Ferrara.

I.E.

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