Incidente miniera Karaman in Turchia: ancora nessun contatto con minatori intrappolati sottoterra
In Turchia sono ancora in corso le operazioni di soccorso per cercare di trarre in salvo i 18 minatori rimasti intrappolati a 350 metri sottoterra nell’impianto estrattivo di Ermenek . Lo scorso martedì le gallerie della miniera di carbone sono state inondate dall’acqua dopo violenti acquazzoni che si sono abbattuti nella provincia di Karaman nell’Anatolia Centrale. Oggi intervenendo in merito all’incidente il ministro Energia e Risorse Naturali, ha spiegato che al momento le squadre di soccorso non hanno ancora raggiunto la profondità in cui sono i minatori intrappolati sottoterra. In questi giorni i media turchi hanno pubblicato in merito alla tragedia che erano stati recuperati i cadaveri di alcuni dei 18 minatori che erano rimasti intrappolati. Al momento le squadre di soccorso sono impegnate a pompare l’acqua fuori dalle gallerie. La profondità raggiunta sarebbe 250 metri. Come sempre accade in casi del genere emergono critiche e vengono evidenziate carenze. Secondo fonti giudiziarie sembra sia stata presentata una perizia all’ufficio del pubblico ministero con cui vengono rivelate che non sono state prese misure di sicurezza necessarie per evitare il disastro. Potrebbe essere quindi,la negligenza alla base dell’incidente. Nei giorni scorsi un altro membro del governo turco, il ministro del Lavoro, Faruk Celik aveva affermato che tutte le piccole miniere, dove gli investitori sono riluttanti a investire nella sicurezza a causa della scarsa redditività dell’impianto, dovrebbe essere chiuse per evitare ulteriori disastri. In Turchia di incidenti nelle miniere ne accadono numerosi. Proprio ieri se ne è registrato un altro in una miniera nel nord del Paese nel distretto di Amasra, provincia di Bartın. In Turchia vi sono circa 740 miniere di carbone che impiegano circa 49mila minatori. Negli ultimi 70 anni a causa di incidenti in miniera in Turchia sono morti almeno 3mila minatori e altri 100mila hanno subito lesioni gravi.
Elodia Policarpio
